Fausto Paravidino non ha fatto uno spettacolo. Ha dato, piuttosto, spettacolo di sé; tra aneddoti, riflessioni e provocazioni, si è profuso in uno sfogo-confessione chiaro ed esplicito sull’incomunicabilità di noi esseri umani. Sapere le cose non equivale a saperle spiegare, come essere dalla parte della ragione non comporta per forza ottenere ragione. Something stupid, recita il titolo, ma qui di stupido non c’è proprio niente.

Caustico, provocatorio, tremendamente incisivo, Paravidino sul palco squaderna le nostre fragilità, le nostre miserie, le nostre piccolezze, assumendosi per giunta il rischio di un formato che lo lascia “scoperto” su entrambi i fianchi. Ha calato qualsiasi maschera teatrale: assente la scenografia (a parte un microfono e due sedie, una con sopra un orango di peluche), assenti i costumi. Soprattutto, manca il copione. Esiste un foglio di appunti presi al mattino, ma verrà stravolto alla sera.

Una simile scelta dichiara l’intenzione di vivere l’istante della scena senza appigli, senza punti di riferimento, abitandolo in modo diretto, sincero, vero: vivendolo a tutti gli effetti. È un tentativo, paragonabile a quello di Michele Santeramo con Di Malavoglia, di creare un evento unico e irripetibile che si rivolga realmente a noi, donne e uomini che stiamo come stiamo, che abbiamo passato quello che abbiamo passato.

Si tratta di rifondare anche a teatro lo stare insieme e Something stupid, una “cosa” di Daniele Natali e dello stesso Fausto Paravidino, ci mostra che non c’è ascolto possibile senza accordo almeno sulle leggi fondamentali, senza condivisione delle basi del nostro vivere civile. Purtroppo, però, l’eccezionalità del torto crea unione ed esclusività da adepti (vedi antiscientisti, no-vax, razzisti, e irragionevoli vari), in sostanza mette chi si sente solo al riparo dalle proprie solitudini. È successo al suo amico Guido con i terrapiattisti.

Quello che ci manca, in fin dei conti, è il desiderio. Lo decliniamo tuttalpiù al condizionale, mai al presente. «Vorresti cambiare la vita – commenta amaro Paravidino a un certo punto – e poi la vita cambia te».